…bisogna farli volare!
Dell’importanza di avere una bella vela di prua leggera e di ampia superficie avevo già parlato in alcuni post precedenti.
Una vela di questo tipo può salvarci la crociera estiva, permettendo di effettuare navigazioni a vela veloci e piacevoli anche con la tipica brezza termica forza 2-3 che caratterizza la maggior parte delle giornate estive mediterranee. Questo è specialmente vero sulle barche performanti (cosiddette “crociera veloce” ) ad armo frazionato, in cui la randa è la vela principale ed il fiocco di solito è a bassa ricopertura (max 110%, se non addirittura fiocco autovirante) proprio per non penalizzare la prestazione della randa.
Solitamente ci riferiamo ad una vela di questo tipo con il termine “gennaker”, ma in realtà i cosiddetti gennaker si differenziano tra di loro per il taglio e il rapporto tra la lunghezza della cosiddetta “spalla” (a metà altezza della vela, detta anche AMG) e quella della base (ASF). Rapporti differenti danno vita a vele con prestazioni e range di utilizzo differenti tra di loro, che prendono il nome di spi asimmetrico, gennaker o drifter/reacher (G zero in versione “rivista” ). More...
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Sottotitolo: La vela che non c’è (ancora)
Qualche giorno fa stavo parlando con Renzo Greghi, l’inventore del Rollgen Bamar, il quale come sempre è originale nelle sue pensate (altrimenti come avrebbe fatto a brevettare il primo sistema di avvolgimento per le vele di prua non inferite?)
Anche questa volta, infatti, Renzo salta fuori con una delle sue idee che a prima vista possono risultare un po’ “strampalate” ma che, pensandoci un po’ bene, potrebbero risultare rivoluzionarie.
Da buon crocierista pigro come siamo tutti, Renzo si pone spesso il problema di trovare un armo velico che consenta, con il minor numero possibile di vele, di poter sempre approfittare delle migliori prestazioni in ogni condizione di vento: dalla bolina al gran lasco.
Ovviamente, lo ripeto, non stiamo parlando di regata, ma di crociera pura. Però con l’obiettivo di navigare sempre a vela anche quando sarebbe più facile accendere il motore. More...
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Il fiocco autovirante di Aonami non mi è mai piaciuto particolarmente.
Sia chiaro, la comodità durante le virate e le strambate è fuori di dubbio, ed infatti l’apprezzo soprattutto durante le navigazioni con equipaggio che prende il sole.
E’ una vela stretta e lunga, con la bugna molto bassa, tagliata apposta così per non penalizzare troppo la superficie. Se oltre a questo si aggiunge il fatto che il punto di scotta è fisso e non può essere spostato in avanti, si intuisce che questa è una vela con un range di utilizzo abbastanza stretto: dalla bolina strettissima fino alla bolina larga. More...
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Nel mio precedente post sulla navigazione con vento portante, nell’ultima frase dicevo che con vento fresco (ipotizzavo 16 nodi di reale), per navigare in fil di ruota il gennaker non era una vela adatta, quindi si doveva ricorrere allo spi.
L’amico Renzo ha letto e mi ha inviato per email il suo pensiero, che pubblico volentieri qui di seguito (anche perchè, essendo io un crocierista puro, non posso che essere d’accordo con lui):
Siamo sicuri che lo spi sia la soluzione giusta al gran lasco con vento fresco?
Il diagramma polare e la foto che ti invio sono la testimonianza di una buona giornata di navigazione al gran lasco, con il mio DUFOUR 39.
Vediamo due esempi (dati ricavati dal diagramma polare): More...
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Durante le crociere estive a vela, spesso capita di trovare condizioni anticicloniche in cui le brezze termiche sono piuttosto deboli. In pratica, ci troviamo a navigare con un forza 2 – forza 3. Questo vento è perfetto per le andature di bolina, in quanto ci consente di raggiungere quei 5-6 nodi di velocità che rendono piacevole la nostra navigazione, ma se abbiamo il vento al portante le cose cambiano radicalmente, e spesso siamo costretti ad accendere il motore per sopperire alle scarse prestazioni a vela che caratterizzano queste andature con poco vento.
Se poi la nostra meta si trova proprio nella direzione verso cui spira il vento, allora siamo nella condizione peggiore. Se ci mettessimo in rotta col vento in poppa, infatti, la velocità sarebbe davvero bassa anche utilizzando un buon spi tangonato, e ben presto ci troveremmo costretti ad accendere il tanto detestato motore.
Allora cosa possiamo fare per andare più veloci? More...
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Il Rollgen è sicuramente un ottimo prodotto, della serie che quando lo provi non puoi più farne a meno, perchè rende l’utilizzo del gennaker o dello spi asimmetrico facile quanto quello di un genoa su arrotolatore.
L’unica cosa è che bisogna capire bene come fare per avvolgere la vela, altrimenti ci si può trovare in una condizione in cui le spire si avvolgono troppo strette, tanto che poi sarà difficile svolgerlo la volta successiva.
Ed infatti io le prime volte tenevo la scotta troppo in tensione mentre arrotolavo. Allora mi sono messo alla ricerca di informazioni e alla fine mi sono anche procurato questo video, che mostra chiaramente (anche facendo uso di una telecamera posizionata in testa d’albero) che durante la fase di avvolgimento bisogna lasciare la scotta completamente in bando, in modo tale che il gennakeer cominci ad arrotolarsi morbido a partire dalla penna.More...
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La scorsa estate ad Alghero ho avuto il piacere di conoscere quasi per caso Renzo Greghi, il papà del frullone della Bamar (Il Rollgen, per intenderci), di cui anche la mia barca è fornita.
Renzo è una persona molto simpatica ed affabile, ex milanese che (beato lui) si è trasferito in Liguria e naviga in estate il Mediterraneo con sua moglie Marisa sul loro Dufour 39.
Durante i 4-5 giorni di permanenza ad Alghero, Renzo mi ha raccontato un sacco di cose interessanti sulle sue invenzioni, sperimentazioni ed esperienze di utilizzo di vele da crociera per andature portanti.
Ma di questo vi parlerò prossimamente, non appena avrò tempo di organizzare un po’ il materiale e le informazioni che mi ha fornito. (A proposito, se vuoi ricevere una email ogni volta che scrivo un nuovo articolo, clicca qui)
Per ora vi vorrei raccontare come è nata in lui l’idea geniale dell’avvolgitore per vele asimmetriche. Ecco ciò che mi ha raccontato Renzo: More...
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La vera sorpresa positiva di queste ultime vacanze è stato il nuovo gennaker che ho regalato a Lady Blues la scorsa primavera.
Ho già scritto una serie di articoli sull’argomento gennaker, ma ora che ho provato bene questa vela per un mese intero vorrei fare un resoconto, sperando che sia utile a qualcuno.
Premetto che la vela non è proprio un gennaker “puro”, ma piuttosto una via di mezzo tra un gennaker ed un code zero, come potete forse vedere nella foto qui sopra
Potrei definirlo un gennaker magro, oppure un code zero un po’ più grasso, ecco.
Comunque in definitiva una vela molto versatile e divertente, che si usa tranquillamente dalla bolina fino al lasco. More...
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Il weekend scorso ero a Port Grimaud con degli amici conosciuti su Facebook e stavamo cazzeggiando dopo pranzo davanti ai bicchieri ancora pieni di un vinello rosé bello fresco.
Si parlava della regolazione delle vele nelle andature al lasco o poppa quando il vento soffia forte ed il mare è bello formato.
Io asserivo che in quelle condizioni sono solito utilizzare solo il fiocco, o genoa più o meno rollato. Insomma, preferisco issare soltanto la vela di prua, lasciando la randa ammainata perché in questo modo mi sento più sicuro.
Raccontavo della mia esperienza di navigazione con forte mistral da Porquerolles a Nizza: 40 nodi al lasco, con onde di 2,5-3 metri provenienti dalla stessa direzione del vento. In quella circostanza ad un certo punto, pur avendo solo un pezzettino di genoa (credo non più di 10 mq di tela), non mi sono accorto di un’onda particolarmente alta che sopraggiungeva e, non riuscendo a poggiare con sufficiente anticipo, ho straorzato girando la prua di quasi 180 gradi.
Un amico diceva che ciò non sarebbe successo se avessi avuto a riva anche la randa che, anche con due o tre mani di terzaroli, avrebbe equilibrato meglio la barca.
Io non sono d’accordo con questa affermazione, per una serie di motivi:
- La randa è una vela orziera. Questo è vero nelle andature strette, poiché sposta il centro velico a poppavia del centro di deriva, ma è ancor più vero nelle andature dal lasco alla poppa, in cui deve essere tenuta molto aperta e questo fa sì che il centro velico si sposti molto lateralmente rispetto all’asse della barca, generando una risultante di forze che tendono a farla ruotare verso il vento e di conseguenza a causare una straorzata con maggiore facilità
- Con vento dietro e mare formato il rollio della barca è molto forte. In questa situazione è facile che un’oscillazione laterale particolarmente accentuata possa mettere in acqua l’estremità del boma (varea), con delle possibili conseguenze negative (rottura del boma o della randa)
- Sempre a causa del forte rollio e della poca stabilità di rotta delle barche moderne a carena piatta a queste andature (diverso il caso per le vecchie signore a chiglia lunga), è piuttosto facile che si possa verificare una strambata involontaria, con conseguente passaggio a tutta velocità del boma e possibili danni a persone e strutture
- L’utilizzo della randa al lasco e con vento forte è comunque impegnativo e può essere addirittura pericoloso se l’equipaggio è inesperto. Avete provato a ridurre la randa al lasco con un ventaccio? Di bolina è quasi sempre possibile farlo in relativa sicurezza, ma col vento dietro non è facile come sembra! Provate ad orzare per cercare di sventare un po’ la randa e poi mi direte. E nemmeno fare una strambata è un giochetto da ragazzi quando il vento soffia a 40 nodi e oltre: se timoniere e randista non sono perfettamente coordinati si rischia di fare dei grossi danni.
Morale della favola: per quanto mi riguarda io continuerò a fare come ho sempre fatto, ammainando la randa e lasciando a riva soltanto il mio bel fiocco avvolgibile, che posso sempre ridurre in pochi secondi dal pozzetto ed in piena sicurezza.
Voi che ne pensate?
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E’ giunto il momento di raccontarvi le mie impressioni dopo avere utilizzato per qualche uscita la mia nuova vela.
Come alcuni di voi già sapranno, si tratta di un code 0. O forse un drifter, non so esattamente la differenza tra queste due vele. Da quanto ho capito sono molto simili.
Si tratta comunque di una vela in nylon da 65 grammi/mq, con taglio triradiale e più magra rispetto ad un gennaker.
Si avvolge su un immagazzinatore (detto anche frullino – nell’immagine qui sotto potete vederne un particolare) che rende l’inferitura autoportante ed è molto comodo da utilizzare, in quanto rende l’utilizzo della vela molto semplice anche con equipaggio ridotto ed inesperto. L'immagazzinatore è murato su un piccolo bompresso. More...
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Il velaio mi ha convinto a fare un Code Zero invece del gennaker.
Mi ha detto che è più versatile: essendo più magro ha un range di utilizzo che va dai 55 ai 120 gradi al vento.
Inoltre - dice lui - può anche essere usato tangonato con vento in poppa, ed anche a farfalla con randa o genoa.
Insomma, per farla breve ci ho pensato un po' ed alla fine mi sono fatto convincere: oggi ho fatto l'ordine.
La vela sarà in nylon da 65 grammi/mq con taglio triradiale e verrà inferita su un immagazzinatore Facnor FX 1500 e dotata di una banda anti-UV su base e balumina, in modo da poterla lasciare arrotolata nel mesi di vacanza.
A dir la verità non ero convinto di mettere la banda UV, perchè avevo paura che appesantisse la vela, ma anche in questo caso mi sono lasciato convincere da Antoine, che mi ha assicurato che non sarà così, visto che la banda pesa solo 85 grammi/mq e ne va utilizzata molto poca.
La vela sarà murata su un piccolo bompresso di 120 cm che mi farà realizzare lui stesso.
Aggiornamento:
Leggi qui la prova in mare del code 0
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Basta, ho deciso: è giunto il momento di regalare alla mia Lady Blues un bel gennaker.
Ho deciso per la versione con avvolgitore, o immagazzinatore se preferite, così da renderlo ancora più facile ed utilizzabile da solo, con equipaggio spaparanzato al sole, quindi in pieno spirito crocierista.
Ho chiesto un preventivo a Williamson Voiles, un velaio molto bravo di Saint Laurent Du Var, vicino al mio porto.
Il titolare è Antoine, una persona affabile e simpatica che inoltre parla molto bene l'italiano. Diciamo che è il mio velaio di fiducia fin da quando avevo l'Alpa 9.50
Di lui ho sempre apprezzato soprattutto la precisione nell'esecuzione dei lavori. Anche quando mi ha installato lo sprayhood (capottina) ha fatto davvero un ottimo lavoro (ne ho viste moltissime montate male, credetemi)
Ora mi sta facendo il preventivo. Dovrò anche fargli installare un piccolo bompresso in inox per murare la vela.
Vi terrò informati e soprattutto vi racconterò le mie prime impressioni quando lo proverò.
A proposito: quali colori scegliereste voi?
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Nella prima parte di questo articolo abbiamo visto alcuni concetti generali sulla regolazione delle vele. Ora vediamo come ottimizzare le regolazioni a seconda dell'intensità del vento.
Regolare le vele con vento molto debole
Quando il vento è debole, sotto i 5-6 nodi, diventa davvero molto importante procedere ad una regolazione accurata delle vele, in quanto anche una variazione di qualche decimo di nodo di velocità può fare la differenza.
Procedendo ad andature dalla bolina al traverso, prima di tutto bisognerà prendere velocità, per "crearsi del vento apparente".
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Avere delle vele perfettamente a segno significa non solo massimizzare la velocità della barca o la sua VMG, ma anche avere un miglior comfort in navigazione ed una maggior sicurezza con vento sostenuto.
L'obiettivo di questo articolo non è quello di fare un trattato di dinamica dei fluidi, né ha l'ambizione di insegnare l'arte della regolazione delle vele a chi fa regate, ma vuole semplicemente fornire alcune regole di base sperando che possano risultare utili a qualche diportista che voglia ottenere sempre il miglior rendimento dalla propria barca a vela in crociera.
Alcuni concetti di base
Una vela è un profilo alare e come tale obbedisce a tutte le leggi fisiche cui sono soggette anche le ali di un aeroplano.
Il rendimento di una vela è maggiore quando i filetti di aria scorrono su entrambe le sue superfici senza staccarsi da esse e senza creare turbolenze. In questo caso si dice che lo scorrimento dei filetti d'aria è laminare.
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