Quando siamo all'ancora in rada ed il vento rinforza oltre un certo limite, c'è solo una cosa che possiamo fare per dormire tranquilli: rinforzare l'ancoraggio.
Non c'è altro da fare: bisogna proprio armarsi di pazienza e svuotare il gavone per riuscire a raggiungere l'ancora di rispetto che, naturalmente, è sempre sotto a tutto il resto.
Una volta che abbiamo recuperato la seconda ancora, la catena e la cima, cosa ci facciamo? Beh, le tecniche più utilizzate sono due: l'appennellamento e l'afforco.
Appennellare due ancore significa fare in modo che le stesse lavorino sulla stessa linea: la seconda ancora si collega con uno spezzone di catena al diamante della prima
Afforcare invece vuol dire dar fondo alle due ancore separatamente, ognuna di esse con la propria catena/cima, disponendole a 50-60 gradi, in modo che la barca e le due ancore si vengano a trovare idealmente ai vertici di un triangolo equilatero.
La categoria dei velisti di solito si spacca in due quando si tratta di scegliere un metodo rispetto all'altro: c'è chi giura che appennellare sia il solo metodo valido, e c'è invece chi ha sempre afforcato e continuerà a farlo per il resto dei suoi giorni.
Non starò ad elencare vantaggi e svantaggi delle due soluzioni (eventualmente lo farò in un prossimo post), ma mi limiterò a riportare quella che è la mia esperienza.
La mia barca quando il vento è sostenuto e rafficato brandeggia moltissimo. Sarà perché pesca poco (un metro e cinquanta), sarà perché non è a chiglia lunga... fatto sta che quand'è all'ancora ed il vento supera i 20 nodi la prua balla a destra e sinistra e sembra che stia bolinando.
Quando il vento diminuisce d'intensità l'effetto ammortizzante della catena fa avanzare la barca controvento per parecchi metri poi, quando arriva la raffica, il vento abbatte la prua e la barca comincia a prendere velocità finchè la catena non entra in tensione di nuovo ed a questo punto lo strattone è inevitabile.
E' stato dimostrato da alcuni test che ho letto su un paio di riviste che il motivo più comune per cui un'ancora ara o, peggio, speda non è la trazione continuativa e costante, ma lo strappo improvviso sulla catena.
Afforcare due ancore riduce sensibilmente il brandeggio dell'imbarcazione e, di conseguenza, la violenza degli strattoni sulla catena.
Quindi, se da un lato è vero che le due ancore difficilmente lavorano contemporaneamente dividendosi il carico, e molto spesso invece esercitano la loro azione alternativamente, è altrettanto vero che la trazione esercitata dalla barca su di esse è molto più regolare e costante, e quindi meno soggetta a problemi di tenuta.
Sulla mia barca (10 metri di lunghezza per un dislocamento di circa 4500 kg) ho una Delta di 10 kg come ancora principale (35 m. catena da 8 mm. + 40 m cima da 14) e un'ancora di rispetto simil-danforth da 10 kg con 5 m. di catena + tessile. Posso garantire che le due ancore afforcate hanno resistito a San Ciprianu (Corsica) nel 2006 per tre giorni e due notti con vento quasi mai al di sotto dei 40 nodi e con raffiche a 50.
Dopo un'esperienza di questo tipo ho imparato a fidarmi delle mie ancore e della tecnica dell'afforco.
P.S.
Dopo i due giorni sono andato a controllare con maschera e pinne, ed ho notato che la Delta era affondata sotto la sabbia per almeno 30-40 cm.
Consiglio: leggi anche un altro articolo del Blog Della Vela sulle tecniche di ancoraggio.
.