Giovedì 28 agosto 2008
Come capita sempre, ogni volta che so di dovermi svegliare presto va a finire che non dormo.
Questa volta non fa eccezione: mi sveglio alle 2.30 e non riesco più ad addormentarmi. Mi giro e rigiro nel letto finchè non arrivano le 3.45, quindi mi alzo e mi preparo a partire.
Ale dorme nella cabina di prua, che gli ho ceduto per non svegliarlo presto. In questo modo potrà continuare a dormire tranquillamente fino alle 9 senza che il rumore del motore lo disturbi.
Ancora per poco, dico fra me e me, visto che fra qualche anno spero che cominci a partecipare attivamente alle manovre...
Partire la mattina presto, verso le quattro, mi ha sempre affascinato. Sorseggiare un tè caldo accovacciato in pozzetto al buio, guardando le luci della terraferma che si allontanano poco a poco, mi dona un senso di pace e di libertà che non riesco a descrivere a parole.
Sento come un brivido di felicità che mi entra dentro, mi dimentico dei guai e dei problemi, delle piccole cose che improvvisamente mi sembrano niente al confronto dell'immensità del mare. Questo mare che nel buio della notte appare ancora più misterioso.
Ed è proprio una notte buia, questa. Come all'andata, anche in questa traversata siamo praticamente al novilunio. Solo una sottile fettina di luna è appena sorta all'orizzone, verso est.
Il mare è calmo, non c'è vento e l'umidità non è nemmeno eccessiva. Il teak del pozzetto è quasi asciutto.
Appena arriviamo in prossimità del faro della Revellata imposto il pilota automatico e mi metto al riparo dello sprayhood (ma chiamiamola anche capottina, dai
)
Scruto l'orizzonte alla ricerca di luci di via, ma il mare è deserto. Allora mi metto tranquillo ad osservare lentamente, minuto dopo minuto, lo spettacolo dell'alba.
Verso le 6.30, non appena c'è luce abbastanza per vedere in pozzetto, preparo le due canne da pesca pensando che certamente prenderemo qualche pesciotto... Su quella piccola monto il rapalà da 11 cm, mentre sull'altra attaco il nuovo rapalà da 16 cm, sul quale nutro molte aspettative.
La navigazione procede lenta e tranquilla per tutto il tempo, sempre a motore perché di vento se ne vede ben poco. Anzi, a tratti il mare è così liscio da non avere neanche la più piccola increspatura. Praticamente un bel forza 0!!!
Sarebbe la situazione meteo ideale per osservare balene e delfini a centinaia, come spesso ci è capitato gli altri anni durante la traversata, invece... niente.
Solo verso metà percorso, dopo 45-50 miglia, notiamo un piccolo branco di delfini che nuotano tranquilli o forse stanno dormendo e poco lontano invece un branco di tonni banchetta voracemente saltando fuori dall'acqua.
Per un attimo mi viene la voglia di dirigere verso il branco nella speranza di acchiapparne uno alla traina, ma l'equipaggio mi fa subito desistere e mi rimetto subito in rotta.
A 20 miglia dalla costa francese, quando ormai non ci speravo più, ecco che... zzzzzz....zzzzz.... il sibilo della lenza che parte a tutta velocità e la vista della canna che si piega e sembra quasi spezzarsi genera sensazioni che solo chi pesca alla traina può capire.
L'adrenalina entra in circolo in una frazione di secondo. Mi avvicino alla canna e stringo appena appena la frizione del mulinello. Rallento la barca fino a raggiungere 3 nodi o poco più.
Dentro di me penso "Stai calmo, Roberto, tanto lo sai che alla fine lo perderai. E' successo sempre così e succederà così anche questa volta."
Il pesce si è attaccato alla canna piccola, quella con il rapalà da 11 cm. Pensare che ero convinto che non avrei mai preso con quello, visto che ogni tanto saltava sull'acqua dato che per quel tipo di esca la nostra velocità (6 nodi o poco più
era eccessiva.
Ed invece... mai dire mai.
Il problema ora era tirarlo vicino. Il mulinello non ce la faceva ed anzi, dopo alcuni tentativi si è rotto qualche ingranaggio ed è diventato praticamente inservibile. Non mi restava che indossare i guanti e recuperare la lenza a mano.
Recuperavo 5 o 10 metri e poi il tonno ripartiva, sfilando tutto quello che avevo recuperato e molto di più ancora. E questo per 20 o 30 volte, chissà...
A poco a poco, nel giro di 40 minuti, sono riuscito a tirarlo sotto la poppa. Ora lo vedavamo . Era un tonno gigante (per la nostra esperienza). Potrei azzardare un metro e venti di lunghezza.
Stavo grondando di sudore: questo era il momento critico. Non potevo lasciare la lenza, quindi il compito di prenderlo col guadino spettava a qualcun altro. Avevamo anche un bel raffio, bello appuntito, nuovo, mai usato, ma... non sapevamo molto bene come usarlo
Che pescatori, eh?
Allora il tonnone è lì a meno di un metro da noi, la Tita si china col guadino, gli mette dentro un po' la testa, ma nel guadino quello non ci entrava mica... fatto sta che dà uno strattone alla lenza e questa si spezza in corrispondenza del nodo sulla girella.
Ed il tonno ringrazia.
Silenzio a bordo per i 10 minuti successivi. Lo sapevamo che sarebbe finita così, ci è già capitato molte altre volte, ma... ogni volta ci speriamo.
E' la Tita la prima a rompere il silenzio con questa solenne sentenza: "Roby, mi sa che ci manca qualcosa... noi non siamo capaci. Non so dove sbagliamo, ma sono sicura che dipende da noi". Eh grazie, non l'avevo capito...
Butto di nuovo in acqua l'altra lenza, che nel frattempo avevamo riavvolto per non ingarbugliara con quella che aveva preso. Non ci credo più, anche perché tonni si pescano a partire da 20 miglia dalla costa e noi siamo proprio già al limite, ma comunque la metto in acqua ugualmente.
Passa mezz'ora ed ecco che abbocca ancora. Questa volta la canna è quella giusta, il mulinello risponde abbastanza bene e, dopo i primi minuti, anche il tonno si dimostra un po' meno combattivo del precedente.
Scaramanticamente sentenzio "Questo è piccolino, vedete che riesco a tirarlo qui abbastanza facilmente" ed intanto faccio gli scongiuri.
In 10-15 minuti il tonno è sotto la poppa, per fortuna già quasi morto. Gli ultimi istanti sono sempre da cardiopalma e questa volta decido di infilzarlo col raffio. E' stato meno difficile del previsto e in men che non si dica il tonno viene issato a bordo.
Più piccolo del precedente, ma comunque un tonno di tutto rispetto: 92 cm di lunghezza per 12 kg di peso. Il tonno più grosso che abbiamo mai preso.
L'euforia scoppia a bordo, le grida di gioia si sprecano. Siamo stati fortunati, perché l'amo si è conficcato tra le branchie del pesce ed è per questo motivo che è morto quasi subito.
La Tita corre a prendere la bottiglia di rhum, perché le hanno detto che un bicchierino di rhum nelle branchie lo stecchisce peggio di una martellata in testa.
"Ma no, che fai?" - le dico - "quello è quello buono! Prendi quella grappa là dolciastra, quella che non piace a nessuno".
Detto fatto, un po' di grappa nelle branchie, un ultimo sussulto del povero animale, una preghierina e... stiamo già pensando a come magnarlo
Infatti non appena arriviamo al porto c'è già papà Sergio che ci aspetta sul molo. Puliamo e sezioniamo il grosso pescione e ci facciamo subito un bel carpaccio condito con lime e delle bisteccone alla griglia appena scottate che si sciolgono in bocca. Gnam gnam...
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