Il fiocco autovirante di Aonami non mi è mai piaciuto particolarmente.
Sia chiaro, la comodità durante le virate e le strambate è fuori di dubbio, ed infatti l’apprezzo soprattutto durante le navigazioni con equipaggio che prende il sole.
E’ una vela stretta e lunga, con la bugna molto bassa, tagliata apposta così per non penalizzare troppo la superficie. Se oltre a questo si aggiunge il fatto che il punto di scotta è fisso e non può essere spostato in avanti, si intuisce che questa è una vela con un range di utilizzo abbastanza stretto: dalla bolina strettissima fino alla bolina larga.
Ed è proprio nella bolina stretta che questa vela mostra il suo lato migliore: il punto di scotta molto interno consente di stringere il vento molto bene. Inoltre l’assenza di ricopertura sulla randa non riduce le prestazioni di quest’ultima lungo l’inferitura, come invece avviene quando si utilizzano altre vele di prua più grandi.
Per questo motivo il fiocco autovirante è di fatto adatto solo alle barche a vela con armo frazionato in cui è la randa ad apportare la maggior parte della forza propulsiva.
Dunque stringe meglio il vento, ma risulta penalizzante in velocità con vento apparente inferiore ai 10 nodi. Dai 12 nodi fino ai 25 (sempre di apparente) questa vela dà il meglio di sé. Ma non appena si allarga l’andatura, come dicevo prima, diventa pressoché inutile. Il punto di scotta infatti non si può portare in avanti (ciò che è invece possibile fare con un genoa o fiocco tradizionale) e di conseguenza lascando la scotta la balumina si apre troppo, mentre la parte bassa della vela rimane comunque troppo chiusa.
Le possibilità di regolazione migliorano molto armando un barber-hauler per portare il punto di scotta più esterno e più avanzato, ma ovviamente in questo caso si perde la comodità di avere una vela che vira da sola. E allora che me ne faccio dell’autovirante se non autovira?
Recentemente ho avuto comunque modo di rivalutare questa vela. Durante una bella bolina strettissima, con vento apparente di circa 25 nodi, avevo due mani alla randa ed il fiocco autovirante a prua.
Dovete sapere che la mia randa è davvero grande e con 25 nodi di bolina stretta si sente già il bisogno della terza mano, che però non è armata.
Dunque, di solito in quell’andatura e con quel vento, utilizzando il genoa parzialmente avvolto la barca è parecchio sbandata e la barra del timone riesce a fatica a contrastare la tendenza orziera.
Questa volta, invece, ho tenuto l’autovirante cazzato oltre il necessario. La vela era in stallo, ma il suo centro velico localizzato così a prua, diminuiva parecchio la tendenza orziera della barca.
Scarrellando sottovento opportunamente il trasto della randa ed appiattendola per bene, la barca è diventata molto più docile ed ha aumentato la velocità, in quanto la pala del timone ora era quasi dritta e non si opponeva più all’avanzamento.