Sottotitolo: La vela che non c’è (ancora)
Qualche giorno fa stavo parlando con Renzo Greghi, l’inventore del Rollgen Bamar, il quale come sempre è originale nelle sue pensate (altrimenti come avrebbe fatto a brevettare il primo sistema di avvolgimento per le vele di prua non inferite?)
Anche questa volta, infatti, Renzo salta fuori con una delle sue idee che a prima vista possono risultare un po’ “strampalate” ma che, pensandoci un po’ bene, potrebbero risultare rivoluzionarie.
Da buon crocierista pigro come siamo tutti, Renzo si pone spesso il problema di trovare un armo velico che consenta, con il minor numero possibile di vele, di poter sempre approfittare delle migliori prestazioni in ogni condizione di vento: dalla bolina al gran lasco.
Ovviamente, lo ripeto, non stiamo parlando di regata, ma di crociera pura. Però con l’obiettivo di navigare sempre a vela anche quando sarebbe più facile accendere il motore.
Renzo dice che l’equipaggiamento di vele ideale per una barca a vela con armo “moderno” potrebbe essere composto da randa, fiocco 110% oppure fiocco autovirante (da utilizzare di bolina con vento sostenuto), gennaker in laminato per risalire il vento debole e un classico gennaker in nylon per andature al lasco o gran lasco.
Nell’immagine qui a fianco potete vedere i range di utilizzo di queste vele in funzione dell’angolo e dell’intensità del vento apparente.
Bene, come dargli torto? Escludiamo pure lo spinnaker simmetrico perché in crociera, diciamolo pure, è una rottura di balle. Rimane comunque il fatto che avere due vele di prua non inferite comporta un certo impegno, non solo economico.
Ma qui arriva la soluzione geniale: una sola vela che può trasformarsi in drifter per risalire oppure in gennaker da lasco in pochi secondi.
Come? “Attivando” (cioè mettendo in tensione) una delle due ghinde in materiale high tech inserite nella caduta prodiera della vela stessa (vedere la foto in alto, con le due linee tratteggiate a pennarello).
Le due linee sono molto vicine ma hanno curvature diverse, più positiva quella esterna che corrisponde alla forma di un gennaker, quasi negativa quella interna che corrisponde alla forma di un drifter.
La messa in tensione della linea esterna libera tutta la superficie della vela, mentre la messa in tensione della linea più interna parzializza la vela riducendone la superficie e la curvatura. La porzione di vela confinata tra le due linee perde il sostegno della forma e si richiude sulla vela stessa.
Nell’immagine a destra potete vedere il range teorico di utilizzo di questa vela.
Naturalmente il complemento ideale per una vela di questo tipo è un sistema di avvolgimento tipo il Rollgen con il sistema “Luff Control” (caricabasso):
DRIFTER PER RISALIRE IL VENTO
Il caricabasso di cui è dotato il RollGen Luff Control va collegato alla linea interna in modo che il bordo di attacco della vela sia ben orientato per sfruttare il flusso dell’aria senza che la vela rifiuti. La linea esterna non è in tensione e spinta dal vento si richiude sulla vela.
Il flusso di aria che percorre la vela risente di questa sovrapposizione in modo molto limitato. Si può trovare un equivalente impedimento nello strallo in alluminio su cui è inferito il genoa.
GENNAKER DA LASCO
Il caricabasso di cui è dotato il RollGen Luff Control va collegato alla linea esterna in modo che il bordo di attacco della vela sia ben orientato per sfruttare il flusso dell’aria nelle varie andature dalla bolina larga al lasco. Gli accorgimenti costruttivi, più l’allontanamento del punto di mura dall’albero, ottenuto mediante l’utilizzo del bompresso, fanno sì che la vela risenta poco della presenza della randa quando la rotta si avvicina al gran lasco.
Fin qui tutta teoria, ma pensandoci bene la cosa potrebbe funzionare!
E quindi lanciamo la sfida: c’è un velaio disposto a fare una prova? Noi siamo disponibili a fare da cavie
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