La scorsa estate ad Alghero ho avuto il piacere di conoscere quasi per caso Renzo Greghi, il papà del frullone della Bamar (Il Rollgen, per intenderci), di cui anche la mia barca è fornita.
Renzo è una persona molto simpatica ed affabile, ex milanese che (beato lui) si è trasferito in Liguria e naviga in estate il Mediterraneo con sua moglie Marisa sul loro Dufour 39.
Durante i 4-5 giorni di permanenza ad Alghero, Renzo mi ha raccontato un sacco di cose interessanti sulle sue invenzioni, sperimentazioni ed esperienze di utilizzo di vele da crociera per andature portanti.
Ma di questo vi parlerò prossimamente, non appena avrò tempo di organizzare un po’ il materiale e le informazioni che mi ha fornito. (A proposito, se vuoi ricevere una email ogni volta che scrivo un nuovo articolo, clicca qui)
Per ora vi vorrei raccontare come è nata in lui l’idea geniale dell’avvolgitore per vele asimmetriche. Ecco ciò che mi ha raccontato Renzo:
L’idea di avvolgere un asimmetrico mi venne nel 1995, per cercare di risolvere un problema a bordo: da molto tempo con Marisa, mia moglie ed unico componente dell’equipaggio, si arrivava al limite del bisticcio ogni volta che si doveva issare l’MPS a causa della “difficoltà” della manovra. Dunque mi misi a pensare ad un modo semplice di arrotolare la vela come già avveniva per il genoa o altre vele di prua.
L’idea iniziale era la seguente:
- Montare a pruavia dello strallo il circuito di avvolgimento su cui murare l‘asimmetrico
- Inserire nel bordo d’entrata dell’MPS uno strallo costituito da una cima, il più leggera possibile
- Montare tra il punto di penna dell’MPS e la drizza dello spi la girella
Sarebbe quindi bastato tesare il bordo di attacco dell’MPS con il caricabasso e avvolgere la vela.
Purtroppo il sistema così concepito non funzionò per diverse ragioni, ma in particolare per il fatto che non era possibile avvolgere la vela partendo dal basso, dato che in alto si formava un pallone che ne impediva l’avvolgimento. Questa esperienza negativa mi consentì di ricavarne alcuni insegnamenti fondamentali:
- La vela non si poteva avvolgere partendo dal punto di mura, quindi dovevo avvolgerla partendo dalla testa. E da questo nacque il primo insegnamento: bisognava svuotare la testa della vela dall’aria che la gonfiava.
- Il punto di mura non doveva seguire l’azione di avvolgimento. E questo fu il secondo insegnamento: non bisognava creare ostacoli allo svuotamento dell’aria dalla vela e quindi bisognava rinunciare a chiudere contemporaneamente anche la base.
L’idea vincente maturò proprio da questi insegnamenti: se dovevo trasmettere la coppia di avvolgimento alla testa della vela e il punto di mura non doveva essere trascinato nell’azione, la vela andava separata dal sistema di avvolgimento.
Mancava ancora una valida soluzione per salvare la vela dalle lacerazioni: durante la fase di avvolgimento, infatti, il profilo che usavo per avvolgerla si caricava come una molla ed il tessuto della vela, stretta attorno al profilo, denunciava evidenti stiramenti. La soluzione arrivò indirettamente da altre indicazioni che le esperienze precedenti mi avevano fornito:
- Servivano molti giri per arrotolare la vela sul profilo di avvolgimento, a causa del suo esiguo diametro
- Per aprire la vela, agendo con forza sulla scotta, si rischiava di danneggiarla a causa del braccio di coppia troppo basso
La soluzione a questi due problemi si poteva trovare aumentando il diametro del profilo, oppure inserendo sul profilo una guaina che lo “ingrassasse”. In questo modo la vela, non più costretta sul profilo, si poteva avvolgere sulla guaina esterna, ed il profilo interno poteva torcersi quanto necessario, senza danneggiare la vela.
La manovra di arrotolamento diventava rapida e, per l’apertura, la coppia a disposizione era sufficiente.
Avevo preso due piccioni con una fava (anzi, tre!)
Qui di seguito potete osservare una sequenza fotografica che mostra le fasi di avvolgimento di un gennaker con il Rollgen. Renzo attualmente sta sperimentando un prototipo di caricabasso da abbinare all’avvolgitore, in modo da poter eliminare il solo inconveniente di questi dispositivi di avvolgimento: l’impossibilità di regolare la tensione del bordo di attacco della vela, migliorandone il rendimento a tutte le andature.
Alla prossima.