Sabato 8 agosto 2010
Questa giornata sarà da ricordare tutta la vita come giornata particolarmente sfigata.
Ci svegliamo alle 6 di mattina perchè ci aspettano una cinquantina di miglia di navigazione per arrivare all'Asinara. Abbiamo prenotato ieri al telefono una boa a Cala Trabuccato, in quanto l'amico Francesco di Senzaparole ci ha detto che è una rada molto bella e selvaggia. All'atto della prenotazione telefonica viene richiesto il numero di carta di credito e l'importo (3 euro a metro lineare per le barche a vela) viene immediatamente addebitato! Totale: 39 euro.
La navigazione scorre tranquilla, vela e motore, a circa 6 nodi. Dopo 2-3 ore il vento cambia direzione e gira a SW, proprio sulla nostra prua. E te pareva! Avvolgo il fiocco e continuo a motore su un mare che diventa sempre più mosso e contro. La barca avanza a non più di 5.5 nodi a motore e sbatte sulle onde ripide. Non proprio il massimo, diciamo.
Ad un certo punto mi sembra di avvertire una specie di vibrazione insolita. Non ne sono proprio sicuro, eppure... qualcosa di strano c'è. Mi sembra provenga dalla trasmissione. Apro lo sportello laterale del vano motore e controllo con la torcia. L'asse dell'elica gira regolarmente e non mi sembra di vedere nulla di strano. Anche la cuffia è a posto. Eppure la vibrazione continua ed anzi, sembra pure aumentare.
Dopo pochi minuti sento il motore che sforza, perde giri, tende a fermarsi. Casualmente guardo verso poppa e... Oddio! Ci stiamo tirando dietro una cima lunga centinaia di metri! Fermo immediatamente il motore, ammaino la randa (cosa tutt'altro facile, con mare mosso, 15 nodi di vento e senza motore) nell'intento di fermare la barca.
Sono attimi di vera preoccupazione: la barca a secco di vele e senza motore è in balia delle onde e non governa più. Ed è tutt'altro che ferma: il vento la spinge a un nodo e mezzo in direzione NW. Non c'è altro da fare che indossare maschera e pinne e buttarsi per verificare la situazione. Però non vi nego che non sono tranquillo. Penso che sia meglio legarsi con una cima alla barca, ma poi decido che convenga non avere cime tra i piedi per evitare di rimanere impigliati sott'acqua. Mi butto e vedo... un palamito attaccato all'elica, con tanto di tanica galleggiante! Non so come sia potuto succedere. La cima è in nylon del 16. Forse si era rotta e galleggiava sulla superficie del mare per centinaia di metri...
Mi procuro un coltello e scendo di nuovo. Lavorare sotto la barca con quel mare vi assicuro non è per niente agevole. La poppa della barca sbatteva su e giù con violenza sulle onde e... sulla mia testa. Anche stare aggrappato alla scaletta per riprendere aria non è per niente facile ed ogni volta sono botte a destra e sinistra.
Dopo quasi un'ora di lavoro (ed un coltello rotto) riesco ad eliminare quasi del tutto la cima. Ora il motore gira di nuovo, ma noto che una guarnizione si sta staccando, quindi non mi fido e vorrei andare a Stintino per alare la barca e controllare meglio.
Risalgo a bordo, isso le vele (senza motore ci abbiamo messo un buon 10 minuti) e riparto in direzione Stintino. Ora la brezza è salita fino quasi a forza 5 (abbiamo 15-18 nodi di vento reale) e chiaramente ce l'abbiamo proprio sul naso! Siamo costretti dunque a bolinare. La brezza sale ancora e dopo poco devo prendere una mano alla randa. Anche il mare è bello agitato, quindi decido di riparare comunque all'Asinara. Chiamo per chiedere l'assistenza di un gommone all'ormeggio, in quanto non mi fido troppo del motore. Mi assicurano che troverò un gommone ad accoglierci, ma invece del gommone non si vede neanche l'ombra. Richiamo quando sono ormai dentro la rada, troppo tardi perchè il gommone arrivi in tempo. Ho già ammainato la randa e procedo col solo fiocco. Qui ci sono 18 nodi di vento. Ho già spiegato all'equipaggio (la Tita) quale sarà la manovra, e soprattutto cosa dovrà fare in caso fossi costretto a riprendere velocità per rieffettuarla.
Per fortuna i gavitelli sono provvisti di una cima galleggiante che rende più semplice la presa. Arrivo prua al vento quasi fermo, mollo completamente la scotta del fiocco... et voilà, preso! Bravo Minoia, manovra perfetta. E brava Tita che, nonostante il suo metro e mezzo di altezza, è riuscita ad agganciare la cima al primo tentativo.
In rada ci sono solo 8 gavitelli per altrettante barche a vela. Ci godiamo il tramonto e ci rilassiamo dopo questa giornata movimentata, contenti per la veleggiata entusiasmante del finale. Domani mattina scenderò ancora a controllare e a vedere se riesco ad eliminare completamente la cima.
P.S.
La cima nell'elica non è la sola cosa che ci è successa oggi. Nell'issare la randa, mi sono accorto che la borosa della seconda mano non ne voleva proprio sapere di scorrere. Ho dovuto sganciare il grillo dal punto di mura per far salire la vela. Giunto in rada ho controllato e scoperto che il carrello all'interno del boma era bloccato a causa di alcuni rivetti che erano stati inseriti nel boma stesso per montare un tendalino per il sole. Rimossi i rivetti tutto è tornato a posto.