Ricevo da Olga Romanova, una lettrice del blog, alcune considerazioni sull’evento Navigar m’è dolce, promosso da UCINA. Buona lettura.
Milano, come si sa, non ha mai avuto degli sbocchi sul mare, ma ambiziosa com’è, non poteva di certo rimanere alla finestra anche per tutto quel che riguarda la navigazione.
Ed ecco, una settimana dopo NavigaMi, un vero salone di piccola nautica, Sabato 7 e Domenica 8 maggio, anche l’Idroscalo proporsi da protagonista di “Navigar m’è dolce”, un’iniziativa sostenuta dalla Provincia e da Ucina, l’Associazione che rappresenta l’industria nautica italiana.
Annunciati come una manifestazione inquadrata nell’ambito del progetto MIdro per promuovere la nautica ecosostenibile, sono stati due giorni che hanno tentato di trasformare le tribune del Mare di Milano di un Villaggio fieristico. Passando da uno stand all’altro, ci si poteva aggiornare sui motori ibridi, quelli elettrici nonché sui costosi distributori d’idrogeno a energia solare che sulla silenziosità e sulla totale assenza di inquinamento potevano davvero competere con le canoe d’epoca esposte dal locale circolo di Canottieri.
Fin qua possiamo dire che la manifestazione è riuscita considerando anche che, per dare all’evento un tocco di divertimento e per avvicinare i visitatori all’affascinante mondo delle barche, veniva loro proposto di fare delle prove in acqua.
Pensando però a una nautica ecosostenibile, difficilmente viene in mente uno scafo con un rombante motore a benzina. Invece, scendendo giù sul pontile, gli aspiranti armatori si trovavano davanti a una fila di gommoni e di motoscafi spinti da fuoribordo da 40 fino a 500 CV, tutti alimentati con idrocarburi, che hanno costretto i volatili impauriti a nascondersi all’interno del Laghetto delle Vergini. Il divertimento era assicurato, di certo, grazie alla deroga al divieto di navigazione a motore nel bacino milanese, con la possibilità di sfrecciare a oltre 50 nodi. Ma verrebbe da chiedersi: l’Idroscalo, che da qualche anno vanta di essere uno degli specchi d'acqua più puliti della Lombardia e d'Italia, e’ stato davvero una scelta ideale per questo tipo di evento, come da dichiarazioni riportate sul volantino? E’ stata davvero un’esposizione e un punto d’incontro per tutti coloro che credono nello sviluppo di una nautica ecosostenibile, oppure una netta fotografia della situazione della nautica italiana rappresentata dal 90% dei natanti a motore e solo del 10% della veramente pulita industria velica?
Tanto è vero che, come al NavigaMI, dove tra i numerosi gommoni spuntavano timidamente un paio di scuole di vela milanesi, alcune delle quali possono vantare di essere state il punto di partenza dei migliori velisti a livello internazionale, il mondo della vela era rappresentato a terra solamente da un microscopico stand di una scuola, mentre in acqua, sull’altra sponda del bacino intorbidito dalle eliche, si vedevano sventolare soltanto le vele di due solitarie derive della Lega Navale. Uno spettacolo veramente triste perché ben poche tipologie di imbarcazioni possono essere considerate più ecosostenibili di quelle mosse dal vento.
Si chiudono così gli appuntamenti milanesi legati alla nautica con la constatazione che, invece di sfruttare questi eventi per diffondere la cultura del mare, discutere dei molti problemi del settore come la cronica mancanza di posti barca e il loro costo esorbitante e incentivare il settore vela, le manifestazioni promosse da Ucina non si sono rivelate altro che dei grandi eventi pubblicitari per i cantieri che vendono gommoni e per i produttori di fuoribordo.
Con buona pace dell’ecosostenibilità.
Olga Romanova
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