Non verrà forse notata per l’eleganza delle sue linee, perché come tutte le imbarcazioni del cantiere americano, anche questo “piccolo” Island Packet può apparire un po’ pesante alla vista, e forse anche un po’ goffo.
Ma questa non è nata per essere una barca di cui fare sfoggio nelle serate estive dei marina della Costa Azzurra o della Sardegna. Si tratta davvero di una barca seria, fatta per navigare seriamente, possibilmente intorno al mondo.
All’esterno si notano alcune soluzioni originali, come il fiocco autovirante bomato, perfetto per le andature con venti portanti, tipiche delle lunghe navigazioni in oceano, murato su un grande bompresso in vetroresina (anzi, più che di un bompresso si tratta di una delfiniera), che ospita anche il verricello del salpa ancora.
Alcune altre scelte progettuali sono forse un po’ fuori moda, ma sempre finalizzate ad offrire il massimo confort nelle lunghe navigazioni. Una per tutte la chiglia lunga a basso pescaggio, sulla falsariga delle barche a vela degli anni 60. l’IP Estero pesca infatti solo 1,20 metri, e per garantire un eccezionale momento raddrizzante, ha un rapporto zavorra/dislocamento che arriva al 40%.
Se il vostro problema sono le manovre in porto farete bene ad azionare l’elica di prua (standard). Ma se il vostro obiettivo è quello di solcare le onde dell’oceano che vi arrivano in poppa, allora con questa soluzione sarete sicuri che la barca procederà sempre dritta come sui binari, senza troppi problemi.
Questa impressione mi è stata confermata anche dall’amico Massimo Orlandini, che è uno che di barche se ne intende davvero. Mi raccontò di averne portata una dalla Sicilia alla Toscana durante una forte burrasca da scirocco. Sorridendo mi disse che mentre le onde entravano in pozzetto, al pilota automatico bastava fare piccole correzioni per mantenere la barca in rotta.
Entrando all’interno si ha la vera sorpresa: niente infatti è disposto come uno si aspetterebbe. E le novità sono molto interessanti. Praticamente si ha l’impressione di trovarsi in un open space. La dinette non è al centro barca, ma all’estrema prua, dove ci si aspetterebbe di trovare una cabina a V. Niente porte, quindi, e questo dà l’impressione di trovarsi su una barca davvero più grande di un 37 piedi.
Certo, la dinette a V è completamente trasformabile in un comodo letto matrimoniale, ma le due cabine principali sono quelle situate a poppa. Quella sul lato di dritta è situata in un locale dove si trova anche il tavolo da carteggio, e l’accesso avviene tramite una grande porta a soffietto che, quando lasciata aperta, contribuisce a dare ariosità e sensazione di spazio.
I mobili sono in mogano africano e la qualità dei legni e della lavorazione è davvero eccelsa: difficile trovare livelli analoghi su barche di questo tipo. Nel video che ho girato al Salone di Genova, date un’occhiata alle valvole dell’acqua situate all’interno dell’armadio a poppa e vi renderete conto della cura quasi maniacale con cui questa barca è costruita.
Se avete bisogno di ulteriori informazioni su questa barca, potete rivolgervi direttamente a Massimo Orlandini, che mi ha autorizzato a pubblicare la sua email: massimo@catalina.it
Massimo è una persona fidata. Parola del sottoscritto!