Afforcare o appennellare?

8 settembre 2008 - autore

afforcare

Quando siamo all'ancora in rada ed il vento rinforza oltre un certo limite, c'è solo una cosa che possiamo fare per dormire tranquilli: rinforzare l'ancoraggio.

Non c'è altro da fare: bisogna proprio armarsi di pazienza e svuotare il gavone per riuscire a raggiungere l'ancora di rispetto che, naturalmente, è sempre sotto a tutto il resto.

Una volta che abbiamo recuperato la seconda ancora, la catena e la cima, cosa ci facciamo? Beh, le tecniche più utilizzate sono due: l'appennellamento e l'afforco.

Appennellare due ancore significa fare in modo che le stesse lavorino sulla stessa linea: la seconda ancora si collega con uno spezzone di catena al diamante della prima

Afforcare invece vuol dire dar fondo alle due ancore separatamente, ognuna di esse con la propria catena/cima, disponendole a 50-60 gradi, in modo che la barca e le due ancore si vengano a trovare idealmente ai vertici di un triangolo equilatero.

La categoria dei velisti di solito si spacca in due quando si tratta di scegliere un metodo rispetto all'altro: c'è chi giura che appennellare sia il solo metodo valido, e c'è invece chi ha sempre afforcato e continuerà a farlo per il resto dei suoi giorni.

Non starò ad elencare vantaggi e svantaggi delle due soluzioni (eventualmente lo farò in un prossimo post), ma mi limiterò a riportare quella che è la mia esperienza.

La mia barca quando il vento è sostenuto e rafficato brandeggia moltissimo. Sarà perché pesca poco (un metro e cinquanta), sarà perché non è a chiglia lunga... fatto sta che quand'è all'ancora ed il vento supera i 20 nodi la prua balla a destra e sinistra e sembra che stia bolinando.

Quando il vento diminuisce d'intensità l'effetto ammortizzante della catena fa avanzare la barca  controvento per parecchi metri poi, quando arriva la raffica, il vento abbatte la prua e la barca comincia a prendere velocità finchè la catena non entra in tensione di nuovo ed a questo punto lo strattone è inevitabile.

E' stato dimostrato da alcuni test che ho letto su un paio di riviste che il motivo più comune per cui un'ancora ara o, peggio, speda non è la trazione continuativa e costante, ma lo strappo improvviso sulla catena.

Afforcare due ancore riduce sensibilmente il brandeggio dell'imbarcazione e, di conseguenza, la violenza degli strattoni sulla catena.

Quindi, se da un lato è vero che le due ancore difficilmente lavorano contemporaneamente dividendosi il carico, e molto spesso invece esercitano la loro azione alternativamente, è altrettanto vero che la trazione esercitata dalla barca su di esse è molto più regolare e costante, e quindi meno soggetta a problemi di tenuta.

Sulla mia barca (10 metri di lunghezza per un dislocamento di circa 4500 kg) ho una Delta di 10 kg come ancora principale (35 m. catena da 8 mm. + 40 m cima da 14) e un'ancora di rispetto simil-danforth da 10 kg con 5 m. di catena + tessile. Posso garantire che le due ancore afforcate hanno resistito a San Ciprianu (Corsica) nel 2006 per tre giorni e due notti con vento quasi mai al di sotto dei 40 nodi e con raffiche a 50.

Dopo un'esperienza di questo tipo ho imparato a fidarmi delle mie ancore e della tecnica dell'afforco. Laughing

P.S.

Dopo i due giorni sono andato a controllare con maschera e pinne, ed ho notato che la Delta era affondata sotto la sabbia per almeno 30-40 cm.

Consiglio: leggi anche un altro articolo del Blog Della Vela sulle tecniche di ancoraggio.

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Comments

Ottima spiegazione!
Aggiungo che anche in condizioni di vento non così estreme, la doppia ancora afforcata permette di ridurre di molto il cerchio di rotazione della barca. QUindi è un ottimo meccanismo per controllarne la rotazione in posti dove non si ha tantissimo spazio, ovviamente a patto che anche i vicini adottino tale accordimento.

Eugenio   settembre 9. 2008 11:30

Hai proprio ragione, Eugenio.
Penso che prossimamente elencherò quali sono secondo me i vantaggi e gli svantaggi delle due soluzioni.
Ciao e a presto

Roberto Minoia   settembre 9. 2008 14:14

Devo dire che studiano sul tuo blog, sicuramente passerò l'esame a novembre per la patente nautica....... una sola cosa mi dispiace..... non ho abbastanza tempo e soldini per la vela, quindi devo accontentarmi del mio piccolo cabinato della gobbi a motore, so che farai una smorfia.............. vabbè....

sandro   ottobre 22. 2008 15:11

@Sandro:
Nessuna smorfia, anzi.
Non c'entra nulla la barca. L'importante è lo spirito.
Solo gli snob potrebbero storcere il naso.
Ciao e grazie di seguirmi

Roberto   ottobre 23. 2008 10:04

Credo che sia il sistema dell'afforco che delle due ancore appennellate abbiano lo scopo di impedire all'ancora che tiene di spedare Nel caso dell'afforco ,seè vero che il brandeggio viene ad essere limitato,rimane il problema che il tiro rimane totalmente su una sola ancora per volta e se per qualunque motivo il fondale non è proprio buon tenitore...Nel 2° caso il sistema tende a far si che quando sotto tiro l'angolo formato tra la catena dell'ancora principale e il fondo aumenti con conseguente rischio di salpare l'ancora e cominciare ad arare,entri in trazione il secondo spezzone e ralativa ancora salvando il tutto. Spero di essere stato chiaro,buon vento a tutti

enzo   febbraio 10. 2010 19:10

La terza via e sempre risolutiva, afforco e pennellata diao

giorgio   luglio 20. 2010 20:16

Il post è vecchio ma io spero comunque che tu legga Smile Per minimizzare il brandeggio sotto raffica o vento forte e per impedire che l'ancora ari c'è una vela che si chiama "da rada". Compito della vela è quella di tenere la prua sempre nel letto del vento e la catena sempre in tiro. Fine del brandeggio e delle arate. Buon vento a te ed ai tuoi lettori

Carlo   febbraio 5. 2018 22:28

Scusa. "Vela da Fonda". pensavo una cosa e ne ho scritta un'altra.

Carlo   febbraio 5. 2018 22:33

Ciao Carlo, la conosco quella veletta. Purtroppo non riesco ad issarla sulla mia barca perché ha il paterazzo sdoppiato.
Gtazie per il commento

Roberto Minoia   febbraio 6. 2018 08:36

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