Sabato scorso il bollettino di Meteo France dava un avviso di burrasca su Provenza, Costa Azzurra e Corsica.
Il vento aveva soffiato forte anche in porto, nella notte tra venerdì e sabato, e la risacca era notevole.
Sabato mattina ne approfitto per fare qualche lavoretto, ma poi nel pomeriggio, come da bollettino meteo, il vento comincia a diminuire di intensità, cosicché alle 16 decido di salpare per andare a passare la notte al riparo dietro al Cap d’Antibes.
Il vento infatti proviene da est-nordest e dunque nella Baie des Milliardaires sarei stato ben ridossato.
So anche che il vento da est in quella zona solleva un’onda alta e ripida, quindi prima di lasciare il porto mi faccio un giretto in spiaggia per dare un’occhiata alle condizioni.
Sì, il mare è bello mosso, ma comunque niente di spaventoso. Ogni tanto un’onda più grossa frange sugli scogli all’esterno della diga foranea e qualche spruzzo la scavalca, entrando nel bacino portuale.
Ma ho proprio voglia di provare la barca con un mare un po’ incazzoso, per vedere come si comporta, quindi decido di uscire ugualmente. Temo piuttosto che il vento cessi del tutto. Allora sì che sarebbero problemi, senza vento e con quel mare! Il vento a riva infatti è già sceso a 12-15 nodi e prego che tenga così, per avere la potenza necessaria a cavalcare le onde.
Bene, esco e come al solito, dirigendo verso l’imboccatura del porto, comincio ad aprire il lazy bag, ritiro i parabordi, ecc. ecc.
Appena fuori dal porto le onde sono belle ripide, e prese di prua a motore, fanno sbattere non poco la barca e rendono poco confortevole l’issata della randa.
Allora decido di poggiare e provare a navigare con il solo genoa. Lo srotolo tutto a la barca comincia ad andare. Spengo il motore e procediamo a circa 6 nodi.
Dopo 4-5 minuti il vento rinforza un po’. Ora abbiamo 25 nodi fissi di apparente a 60 gradi dalla prua. Ogni tanto arriva a 30, ma non oltre.
Poco dopo anche il mare si ingrossa ulteriormente. Dovevo aspettarmelo: non abbiamo più la protezione del Cap Ferrat che, benché distante una decina di miglia a est, ci proteggeva non poco. Solo ora mi rendo conto che non ci avevo pensato.
L’altezza media delle onde ora è di circa 3 metri. Io sono in piedi nel pozzetto, al timone, e quando entro nel cavo dell’onda, per guardare la cresta devo alzare lo sguardo almeno ad un metro sopra la mia testa. Ecco come ho fatto la stima dell’altezza.
Ma non è tanto l’altezza che mi preoccupa, quanto la ripidità. Sono onde corte, molte sono sul punto di frangere, ma fortunatamente è sempre solo la parte più alta che “frana” e si riversa sulla tuga. La maggior parte del pozzetto è ben protetto dallo sprayhood.
Ogni tanto qualche onda raggiunge altezze maggiori e a guardarla fa anche un certo effetto, però Aonami le affronta bene: sale e scende con grazia e senza sbattere. Orzo leggermente quando la barca sale e poggio durante la discesa. Il vento fornisce una potenza adeguata a superare le onde senza problemi. Il mare è al mascone e questa è dunque la situazione migliore. Viaggiamo sempre tra i 7 e gli 8 nodi, il genoa piuttosto lasco in modo che durante l’orzata tenda a fileggiare un poco, per poi riprendere la piena portanza subito dopo aver poggiato.
E così viaggiamo in direzione del Cap d’Antibes, puntando circa un miglio più al largo, per evitare di trovare mare ancora più grosso e magari incrociato proprio in prossimità del capo.
Ad un certo punto vedo un’onda che mi sembra gigante. Compare dal nulla. Strano, perché ero attento con lo sguardo, cercando di scrutare nella direzione da cui provenivano le onde per anticiparle. Ma questa si è formata proprio all’improvviso, a pochi metri dalla nostra prua, forse 20-30 metri davanti a noi.
Credo si trattasse di un’onda formata dalla somma di due treni di onde a frequenza diversa. D’altra parte sono cose che in teoria si sanno, no? Il bollettino di Meteo France ci mette sempre in guardia, con la frase:
“ATTENTION: en situation normale, les rafales peuvent être supérieures de 40% au vent moyen et les vagues maximales atteindre 2 fois la hauteur significative”
che tradotto suona:
“Attenzione: in situazione normale le raffiche possono superare del 40% il vento medio e le onde più grandi possono superare di 2 volte l’altezza significativa”.
Ecco, quella era una di quelle onde
Morale: appena l’ho vista devo essere sbiancato in volto (così mi hanno riferito più tardi): ho fatto un’espressione di terrore e mi sono subito seduto sulla panca in pozzetto aggrappandomi alla ruota del timone, pronto a beccarmi la scoppola. Sì, perché si vedeva chiaramente che l’onda stava per rompersi, là su in alto!
Improvvisamente il frangente si abbatte con tutta la sua potenza ed un rumore assordante sulla barca, riversando quintali di acqua fin sopra al boma!
Aonami si piega su un fianco, ma sinceramente ho avuto poco tempo per accorgermene, perché mi sono trovato seduto sul fondo del pozzetto. Per fortuna la cintura di sicurezza era ben assicurata ad un golfare sopravvento e quindi mi ha trattenuto.
Ero fradicio, in quanto mi ero dimenticato di indossare la cerata. Ma com’è possibile? Come si fa non indossare la cerata PRIMA di uscire dal porto?
Quando ormai sei fuori, con il mare così grosso, diventa difficile anche solo andare al winch a regolare una scotta. Figuriamoci scendere sottocoperta a prendere le cerate…
Poco dopo supero il Cap d’Antibes e posso poggiare di una trentina di gradi. Improvvisamente lo scenario cambia e diventa tutto molto più tranquillo. Il vento apparente è minore e le onde ci colpiscono con minore violenza.
Pochi minuti ancora e siamo al riparo del capo. Entriamo nella Baie Des Milliardaires, dove il mare è piatto e il vento non raggiunge i 20 nodi.
Giusto in tempo per ancorare, asciugarsi, stappare una bottiglia di rosè e tagliare due fette di salame. Lo spettacolo del tramonto è la giusta ricompensa e tutto, ora, sembra più bello, più buono, più colorato.
Cosa ho imparato:
Prima di tutto devo dire che sono felice di essermi messo un po’ alla prova. La situazione è sempre stata molto gestibile, ma comunque una di quelle che, lo dico con molta umiltà, potendola prevedere me la sarei senza dubbio evitata.
Ho sottostimato un po’ di fattori. Primo fra tutti il fatto che il mare sulla costa era molto attenuato dal Cap Ferrat e che avendo soffiato a regime di burrasca per almeno 24 ore con tutto quel fetch, a pensarci bene mi sarei dovuto aspettare un mare peggiore di quello che ho visto dalla spiaggia.
Non ho preparato tutto prima di uscire dal porto. Le cinture erano a portata di mano, ma sono state indossate solo successivamente (e di questo mi vergogno particolarmente). Non avevo la cerata. Inoltre, benché avessi già aperto la cerniera del lazy bag, non avevo agganciato la drizza alla penna. Questo mi avrebbe reso più difficoltosa e più lunga l’issata della randa, che avrebbe potuto rendersi necessaria in caso di problemi con il rollafiocco, o rotture del genoa o altri problemi simili.
Ma quest’esperienza mi è anche servita a capire che Aonami non solo è una bella barca, ma naviga anche molto bene anche in condizioni di mare grosso. E questa è una bella cosa, perché fidarsi è importante.
Un’ultima cosa, che voglio dire in tono scherzoso: mi sono perfino dimenticato di attaccare la mia nuova videocamera GoPRO HD al pulpito di poppa!!! Porcaccia la miseria, sai che bel video che sarebbe venuto?